In un’intervista esclusiva rilasciata a Mundo Deportivo durante un evento di poker, Gerard Piqué, ex calciatore e icona del Barcellona, ha svelato un lato meno conosciuto della sua vita: la passione per il poker. Non è la prima volta che Piqué si siede al tavolo verde, ma in questa occasione ha condiviso con i fan i dettagli di come ha iniziato a giocare e ha offerto interessanti spunti sulle analogie tra il poker e il calcio, due mondi apparentemente distanti ma con qualche similitudine.
L’inizio della carriera nel poker
Durante l’intervista, Piqué ha raccontato di come si è avvicinato a questo gioco. «Molti anni fa, questa è la ventesima edizione dell’EPT di Barcellona, ma non so se fosse il 2008 o il 2009, in uno dei miei primi anni al Barça, ho provato a partecipare a qualche torneo», ha rivelato. Nonostante fosse agli inizi della sua carriera calcistica, Piqué ha scoperto una passione per il poker che non lo ha mai abbandonato. «È un gioco che mi piace perché bisogna saper leggere quello che succede, le carte che gli altri giocatori possono avere», ha spiegato, sottolineando come il poker non sia solo questione di fortuna, ma piuttosto di esperienza e capacità di osservazione.
Questa dedizione e amore per la sfida lo hanno portato a essere un frequentatore abituale dei tornei di poker, in particolare dell’EPT (European Poker Tour) di Barcellona, una tappa storica per i giocatori di tutto il mondo.
Calcio e poker: strategia e differenze
Nonostante la sua carriera calcistica e la sua passione per il poker, Piqué ha chiarito che tra i due mondi esistono delle nette differenze. «Penso che il calcio e il poker siano molto diversi: nel calcio si gioca con una squadra e qui si gioca da soli, il calcio è molto fisico, questo no», ha detto, ponendo l’accento sulla dimensione solitaria del poker rispetto allo spirito di squadra che caratterizza il calcio. Tuttavia, ha anche evidenziato alcune somiglianze a livello strategico: «Bisogna avere la capacità di saper leggere ciò che accade in campo, in questo senso potrebbe essere paragonato al poker».
Per Piqué, il poker è un gioco di negoziazione, di sapere quando rischiare e quando mantenere un approccio conservativo, aspetti che in parte richiamano la gestione delle dinamiche di una partita di calcio, dove saper leggere il gioco degli avversari è fondamentale per prendere le decisioni migliori.
La sfida continua a Barcellona
L’EPT di Barcellona non è solo una tappa comoda per Piqué, essendo vicino alla sua città natale, ma rappresenta anche un evento storico che attira migliaia di appassionati ogni anno. Dopo la pandemia, il torneo ha visto una partecipazione senza precedenti, con oltre 8.000 giocatori. «Più che una questione economica, quello che mi piace è avere una sfida, superare me stesso e competere», ha detto Piqué, mostrando come la sua indole competitiva, affinata negli anni sul campo da calcio, si traduca perfettamente anche al tavolo da poker.
Per Piqué, il poker non è solo un gioco, ma una continua occasione per migliorarsi e mettersi alla prova contro avversari di alto livello. Nonostante si sia ritirato dal calcio professionistico, la sua voglia di competere e di eccellere non si è mai spenta, trovando nel poker una nuova arena dove dimostrare le sue capacità.
Un futuro al tavolo verde?
Con la carriera calcistica ormai alle spalle, Piqué potrebbe considerare il poker una seconda carriera? Seppur non lo abbia mai detto esplicitamente, la sua passione per questo gioco e la sua costanza nel partecipare a tornei importanti suggeriscono che l’ex difensore del Barcellona potrebbe continuare a sorprendere i fan non solo per le sue prodezze sportive, ma anche per la sua abilità strategica al tavolo da gioco.
Indipendentemente da dove lo porterà il futuro, una cosa è certa: Gerard Piqué ha trovato nel poker una nuova sfida che risveglia il suo spirito competitivo, e con la sua determinazione è probabile che riuscirà a distinguersi anche in questo campo, così come ha fatto per anni nei migliori stadi del mondo.
